Negli ultimi anni, il diritto di famiglia italiano ha subito importanti modifiche volte a semplificare le procedure di separazione e divorzio. La volontà del legislatore è stata quella di ridurre i tempi e i costi legati alle crisi familiari, offrendo soluzioni più snelle e meno conflittuali rispetto al tradizionale passaggio in Tribunale. In quest’ottica si inseriscono strumenti innovativi come la negoziazione assistita, che consente di regolare consensualmente le conseguenze della separazione o del divorzio senza necessità di un procedimento giudiziario.
Questa possibilità rappresenta una svolta epocale per i coniugi che intendono sciogliere il loro vincolo matrimoniale in modo rapido, consensuale e meno oneroso. Tuttavia, non tutte le situazioni consentono l’accesso a questa modalità alternativa: sono infatti previsti limiti specifici, soprattutto in presenza di figli minori o soggetti vulnerabili, che richiedono l’intervento dell’autorità giudiziaria.
Separazione e divorzio senza andare in tribunale: è possibile?
Separarsi o divorziare senza ricorrere al Tribunale è oggi possibile grazie agli strumenti introdotti con il decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014. La legge consente ai coniugi di formalizzare consensualmente la loro separazione o il divorzio attraverso l’assistenza di un avvocato, senza bisogno di avviare un processo davanti al giudice. Questa possibilità è limitata ai casi in cui vi sia accordo tra le parti su tutte le condizioni patrimoniali e personali. Il ruolo dell’avvocato è fondamentale, in quanto garantisce il rispetto delle norme e tutela i diritti delle parti. La procedura riduce sensibilmente i tempi necessari rispetto al percorso giudiziale tradizionale, rendendo la fine del matrimonio meno traumatica e onerosa per entrambi i coniugi.
La negoziazione assistita dagli avvocati
La negoziazione assistita è il cuore della nuova modalità di separazione e divorzio senza passare dal Tribunale. Si tratta di un accordo formale raggiunto grazie alla mediazione di un avvocato, che deve essere iscritto all’albo professionale e abilitato a patrocinare cause civili. L’accordo viene stipulato mediante una convenzione di negoziazione che ha pieno valore legale e che sostituisce, a tutti gli effetti, il provvedimento del giudice. L’avvocato deve inoltre assicurarsi che le parti comprendano appieno le implicazioni degli impegni assunti e vigilare sul rispetto delle condizioni pattuite. La convenzione, una volta sottoscritta, deve essere trasmessa entro dieci giorni all’ufficiale di stato civile del Comune competente, che provvederà alla registrazione. Questo strumento permette di risolvere in modo rapido, consensuale e con costi contenuti la crisi matrimoniale.
Procedura e soggetti coinvolti
La procedura di separazione o divorzio tramite negoziazione assistita coinvolge tre soggetti principali: i due coniugi, l’avvocato (che può essere unico se vi è accordo pieno) e l’ufficiale di stato civile. Dopo aver raggiunto l’accordo, il legale provvede alla trasmissione dell’atto all’ufficiale di stato civile, che aggiorna i registri comunali. Questa modalità elimina il passaggio giudiziario, sostituendo il provvedimento del giudice con un atto amministrativo basato sull’autonomia negoziale delle parti. Anche eventuali modifiche successive agli accordi di separazione o divorzio possono avvenire con la stessa procedura, semplificando ulteriormente la gestione dei rapporti tra ex coniugi. La negoziazione assistita rappresenta dunque un importante strumento di civiltà giuridica e di alleggerimento del carico giudiziario.
I limiti della procedura di negoziazione assistita
Non tutti i casi possono essere trattati tramite negoziazione assistita. La procedura non è ammessa quando la coppia ha figli minori, figli maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave o non economicamente autosufficienti. In queste ipotesi, per la tutela dei soggetti più vulnerabili, è necessaria l’omologazione da parte del giudice. La presenza di figli determina la necessità di un controllo giudiziale sull’accordo di separazione o divorzio, al fine di garantire la salvaguardia dei loro diritti e interessi. È importante quindi valutare attentamente la situazione familiare prima di optare per la negoziazione assistita, onde evitare nullità o inefficacia dell’accordo raggiunto.
Il divorzio breve: a che punto siamo?
Un’altra importante novità, distinta dalla negoziazione assistita, è rappresentata dal cosiddetto “divorzio breve”. In base alla disciplina attuale, per ottenere il divorzio è necessario essere separati legalmente da almeno tre anni. Tuttavia, la proposta di legge sul divorzio breve mira a ridurre questo termine a un solo anno di separazione legale, o addirittura a sei mesi in caso di separazione consensuale. L’obiettivo è snellire ulteriormente le procedure e permettere ai coniugi di arrivare più rapidamente alla cessazione definitiva del vincolo matrimoniale. Nonostante l’iter legislativo non sia ancora stato completato, la riforma rappresenta un chiaro segnale di modernizzazione del diritto di famiglia italiano, in linea con gli standard europei.